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Impossible Is Nothing: Suonare Con la Voce

Bentornati nella rubrica sulla musica impossibile di Young Music Writers!
Il tema di questa puntata non saranno strani strumenti, ma bensì l’unico strumento che tutti possiedono, che molti sanno usare come si deve, ma che solo in pochi hanno trasformato in un vero e proprio portento: la voce umana.

Nella storia della musica la voce umana ha sempre rivestito un ruolo fondamentale, si è fatto di tutto per migliorarla, renderla più acuta o più grave, a seconda dei gusti delle diverse epoche: basti pensare a cosa dovevano passare i poveri castrati per mantenere la loro voce molto acuta ma allo stesso tempo potente.
Ma è senza dubbio nel corso del Novecento che troviamo il massimo grado di sperimentazione con la voce. Vi presento tre fra i miei “suonatori di voce” preferiti.

Cathy Berberian
Una donna meravigliosa, mezzosoprano, compositrice ed interprete di musica d’avanguardia in stretta collaborazione con Luciano Berio, suo marito per un paio di anni.
Passa senza colpo ferire da Monteverdi ai Beatles passando per la musica folklorica di diversi paesi del mondo.
In questo caso ve la segnalo per “Stripsody”: composto nel 1966 per voce solista, il brano propone una serie di onomatopee tratte dai fumetti. Anche la partitura è una serie di segni e disegni tutti da interpretare.
Dio salvi le avanguardie!

 

Bobby McFerrin
Non fate così, so cosa state pensando…si, è quello dell’inflazionata “Don’t worry be happy”. Ma voi non sapete cosa sa fare quest’uomo con le sue corde vocali! Ha un’estensione vocali di quattro ottave (fate conto che il pianoforte ne ha sette) e la sua caratteristica principale è quella di passare velocemente da voce modale (ovvero il modo di cantare “normale”) e falsetto, il che provoca una sorta di polifonia, spesso accompagnata da McFerrin con particolari schiocchi di lingua.
Credo che questa sia una delle cover di Black Bird migliori sulla faccia della terra, ascoltare per credere.

 

Demetrio Stratos
Il titolo di questo articolo, Suonare con la voce, è tratto da uno splendido documentario riguardante la vita artistica di Statos. Conosciuto come cantante prima dei Ribelli, poi degli Area, Stratos fu un interprete di enorme bravura, caratterizzato da una vocalità straordinaria, sulla quale furono condotti studi che provarono la capacità di Stratos a produrre due o più suoni contemporaneamente, anche ad altezze diverse, caratteristiche molto rare da trovarsi in una sola persona contemporaneamente. Oltre a questi dati tecnici, è innegabile come Statos sia riuscito a far pensare alla voce non più solo come un mero mezzo per trasmettere un messaggio, ma come un vero e proprio strumento da educare.
Vi propongo Flautofonie (e no, non è un flauto che suona, ma solo umana voce.)

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