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Il magico legame tra Musica e Letteratura

Le arti, si sa, sono un po’ tutte collegate tra loro. È anche il caso di Musica e Letteratura, che nelle varie epoche hanno instaurato un solido rapporto. A dimostrarlo, il premio Nobel che si è aggiudicato Bob Dylan (poeta a tutti gli effetti) per “aver creato nuove espressioni poetiche nella tradizione della canzone americana”.

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Non a caso, una delle tante funzioni della musica è quella (dal Medioevo fino ai giorni nostri) di accompagnare parole, componimenti, che sono poesie a tutti gli effetti. Oppure, può semplicemente esserne la fonte ispiratrice; Eugenio Montale, in un’intervista del ’66, affermò di aver scoperto la poesia grazie alla musica, in particolare quella di Debussy, che gli fece “un certo effetto“.

Ci sono poi alcuni album che riprendono solo la struttura, l’impianto di una tipologia letteraria. Ad esempio, i Genesis con “Nursery Cryme”: sette canzoni che prendono spunto dalle nursery rhymes, brevi poesie popolari per bambini, utilizzate a scopo didattico. Siccome l’album si apre con un omicidio, “rhymes” viene sostituito con “cryme”, lasciando la y per mantenere il gioco di parole. Inoltre, “the old king cole” citato in “The Musical Box” è proprio il protagonista di una di queste filastrocche.

Così fanno anche i primissimi Pink Floyd di Syd Barrett; l’LP “The Piper at The Gates of Dawn” si rifà a “Il vento tra i salici” di Kenneth Grahame, romanzo per ragazzi.

Ma, la magia del legame tra queste due arti si realizza al massimo quando, con una canzone, un album, si vuole raccontare un componimento letterario, per dargli una nuova interpretazione e anche una nuova vita.

Uno dei casi più espliciti è senza dubbio “Tales of Mystery and Imagination” degli Alan Parsons Project, album che racconta sei storie di Edgar Allan Poe. “The Raven” rappresenta l’omonima poesia, forse la più famosa di Poe, e per ironia della sorte diventa una delle canzoni più celebri del gruppo. L’ultima, “The Fall Of The House Of Usher”, si apre con la narrazione di Orson Welles e prosegue come strumentale. Senza parole, riesce comunque a farci capire cosa sta succedendo, facendoci catapultare nel mondo oscuro dell’autore statunitense.

Oppure, Kate Bush che con “Wuthering Heights” riprende l’omonimo romanzo di Emily Brontë; gli Iron Maiden che, con “The Rime of the Ancient Mariner”, operano una perfetta sintesi del poemetto di Samuel Taylor Coleridge. 

Altre volte il collegamento non è così immediato. Qualche esempio ? “Ramble On” e “The Battle of Evermore” dei Led Zeppelin contengono riferimenti a “Il Signore degli Anelli” (Robert Plant fan sfegatato di Tolkien).

In “Sympathy for The Devil” dei Rolling Stones, Mick Jagger incarna Lucifero in giro per San Pietroburgo vestito come un gentiluomo; sembrerebbe un diretto riferimento al famosissimo “Il maestro e Margherita” di Bulgakov.

Anche i Queen non sono da meno; dietro “Bohemian Rhapsody” si nasconde “Lo straniero” di Albert Camus, uno dei romanzi-chiave del Novecento. Freddie Mercury dà voce ad un personaggio privo di sentimenti, che pare abbia ucciso un uomo. Più avanti, arriva la confessione alla madre.

Anche la musica italiana è partecipe di questa bellissima commistione con la letteratura. Primo fra tutti, De André. Con il suo album “Non al denaro, non all’amore né al cielo” celebra l’ “Antologia di Spoon River” di  Edgar Lee Masters. Le epigrafi in versi diventano lo spunto per la creazione di personaggi come “Un giudice”, “Un chimico”, “Un matto”, “Un malato di cuore”. Qui ci ritroviamo davvero davanti ad una poesia al quadrato, poesia che ispira e fa nascere altra poesia.

Queste sono solo alcune conseguenze del rapporto di influenza reciproca fra la letteratura e la musica. Il consiglio è dare molta importanza non solo alle note, ma anche ai testi, per scovare tutte le risorse e le conoscenze che può regalarci una singola canzone. Non a caso, Orson Welles, sempre in “Tales Of Mystery and Imagination”, ci dice che “Music, when combined with a pleasurable idea, is poetry“.

 

 

 

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