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“Sabbia”, contro la malattia. Poesia in Musica.

La musica è un grande strumento di diffusione di idee e pensieri. Esistono tematiche difficili da affrontare ed è qui che lei entra in gioco; la melodia spesso aiuta a filtrare, a rendere più sopportabile e comprensibile l’argomento trattato, coinvolgendo empaticamente chi ascolta. È il caso di brani che raccontano la malattia, come “Sabbia” di Paolo Mari, nata dalla collaborazione con Giulia Solimeno (voce), Matteo Breschi, Laura Gosi, Giulio Mari (tromba) e Dalia Mari.

Il testo è ispirato dalle poesie e dalle lettere scritte da Patrizia Paoni durante la sua malattia, che sono state raccolte dal compagno Bruno Solimeno nel libro “Un sogno: il nostro amore bellissimo“.

Il titolo riprende la poesia più significativa di Patrizia, che inizia proprio con la parola “sabbia“, un qualcosa che scivola tra le dita, sfuggente, un po’ come la vita. Si vuole trasmettere un messaggio universale, di speranza per tutti coloro che soffrono e combattono ogni giorno contro la malattia.

Paolo Mari nasce nel 1963 e suona dal 1974. Abita a Grosseto. E’ concertista, insegnante e compositore; tra le sue numerose esperienze artistiche, la più importante riguarda la competenza specifica sugli stili della chitarra brasiliana; ha pubblicato con Carisch il metodo (con libro e dvd) “Violao – la chitarra brasiliana” (2008), e il libro-cd “Brazilian guitar solos” (2010). Con gli editori Ceccherini e Effigi ha pubblicato il metodo “Modelli armonici per chitarra” (2000); per il network Fingerpicking.net ha realizzato nel 2012 i cd “Corpo e Alma” e nel 2015 “Mani, Testa e Cuore” (col percussionista David Domilici). Scrive sulle riviste Chitarra Acustica e Axe, rubriche e articoli riguardanti la musica brasiliana. Ha partecipato più volte a trasmissioni radiofoniche e televisive su Rai e Mediaset. Tiene seminari e workshop sulla bossa nova. Collabora con musicisti e autori brasiliani, sia in Italia che in Brasile.

Paolo non è il solo ad affrontare temi del genere, basti pensare ai grandi come Bruce Springsteen con Streets of Philadelphia, colonna sonora del film “Philadelphia”, in cui racconta com’è convivere con  l’AIDS.

A proposito di questa,  non posso non citare i Queen, i cui testi degli ultimi periodi sono fortemente influenzati dalla situazione di Freddie Mercury. La celebre The Show Must Go On, pubblicata appena sei settimane prima dalla morte del cantante, acquista una carica emotiva straziante. Nonostante sia stata concepita da Brian May, è il risultato della collaborazione di tutto il gruppo. Nel brano si parla di speranza, voglia di vivere, con molte metafore ed allusioni, verità nascoste che si collegano al tragico destino di Freddie.

May spiega che questo lavoro è stato importante, avevano a che fare con cose difficili da discutere, ma sono riusciti a portarlo a termine proprio perché “nel mondo della musica, tutto si può fare“.

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