We Are RockYoung Fresh Music

Sapersi sempre reinventare: Dan Auerbach dopo i Black Keys

Per tutti gli amanti del blues, per tutti gli amanti dei Black Keys ed anche per coloro che non sanno chi siano: Dan Auerbach ha iniziato un nuovo progetto con gli Arcs, pubblicando “Yours, Dreamily” a settembre. Patrick Carney (batterista e suo compagno nel duo dei Black Keys) è stato almeno per il momento messo da parte, considerando anche l’infortunio alla spalla subito a gennaio durante una sessione di body surf ai Caraibi.

Il nuovo gruppo sembrerebbe più una banda di amici di vecchia data che si riuniscono per divertirsi e scaldare qualche locale insieme, ma Auerbach non la pensa così. Leon Michels (tastiera) , Richard Swift (che collabora con i Black Keys dal 2014 come bassista nei tour), Nick Movshon (anche lui collaboratore alla batteria dei Black Keys) e Homer Steinweiss (altra batteria) sono i componenti di questo nuovo progetto, che per Dan non è né un passatempo extra Black Keys, né il seguito del suo percorso solista, bensì una band vera e propria.

I tre singoli estratti dall’album (Stay in My Corner, Outta My Mind e Put a Flower in Your Pocket) sono stati accolti abbastanza bene dalla critica. Un passo indietro rispetto ai Black Keys? Ci può stare, certo, ma questo non è sicuramente un grattacapo per Auerbach, sempre molto indipendente da giudizi esterni e provocazioni. Un ragazzo, ormai diventato uomo, che non si è mai fatto influenzare dall’industria discografica e dalle sue pretese. Un personaggio che volta le spalle al mainstream e che non fa troppi calcoli: solo passione e tanta voglia di suonare e fare musica, dagli stadi alle cantine di casa sua. Una rockstar che non fa la rockstar, un musicista che non suona per lavoro, ma solo perché ha voglia di farlo.

Pensate che le 13 canzoni di Yours, dreamily sono soltanto una piccola selezione di un’ottantina di pezzi che gli Arcs hanno prodotto in studio, improvvisando. Un corpo unico in cui le canzoni fluiscono l’una dentro all’altra, con il filo conduttore del blues, del funk, del soul e di una psichedelia quasi erotica. “In Come and Go i gemiti delle ragazze non sono campionati, sono veri! Facevano finta di fare l’amore, ma è stato divertente lo stesso” dice Auerbach. Ennesima dimostrazione del clima che c’era negli studi durante le registrazioni, alle quali hanno partecipato anche Kenny Vaughan e le Mariachi Flor de Toloache (quelle dei gemiti, una band tutta al femminile).

Insomma, un’estate non proprio di mare e spiagge per gli Arcs, che sono stati in posti marittimi, ma non di certo per prendere il sole. Dal Sound Factory di Los Angeles al Diamond Mine, dall’Electric Lady Studios (costruito da Jimi Hendrix nel 1970) di New York fino all’Easy Eye Sound di Nashville, dove Auerbach vive e produce musica ormai da molti anni. Altra scelta consona al suo stile di vita “anti-divo”, quella di abitare a Nashville, una città nel Tennessee dove suoni, fai la tua vita e non pensi ad altro. Di certo non sarebbe stato così se avesse vissuto a Los Angeles. Lì probabilmente la macchina del pop e le forti imposizioni delle case discografiche non gli avrebbero permesso di portare avanti il suo blues sporco d’altri tempi.

Junior Kimbrough

Junior Kimbrough

Eh già, proprio “d’altri tempi”, come questo suo nuovo album, come tutti gli altri album dei Black Keys, a parer mio. Una musica capace di rievocare un sound alla Junior Kimbrough (suo mito e ispirazione), anni ’80-’90, e di renderlo attuale, alla portata di tutti. Una figata. “Per due volte ho guidato dall’Ohio fino a Hudsonville, nel Mississippi, con l’intenzione di andarlo a trovare. Una notte di viaggio in macchina senza mai fermarmi. L’ho cercato a lungo, ma la prima volta non sono riuscito a scoprire dove abitava e la seconda era già malato. Poi è morto, nel 1998, ma lui rimane in cima alle mie influenze” dice Auerbach in riferimento a Junior Kimbrough.

Ritornando all’album, un po’ di Black Keys (soprattutto in Outta My Mind e in Stay in My Corner), ma soprattutto tanto di nuovo, fino all’erotismo della già citata Come and Go e all’inno al naturismo in Nature’s Child. Tutto quanto co-scritto da Auerbach con tutta la band, a differenza di quanto succedeva nei Black Keys, dove componeva lui i testi, gli accordi e la maggior parte delle musiche. “Per la prima volta” dice ”sono in grado di sedermi e lasciare che le canzoni si evolvano senza di me”.

Un’esperienza del tutto nuova e davvero interessante per Auerbach & company, che da novembre saranno a giro in Europa a portare il loro “Yours, Dreamily”, a rendersi “Nostri, Come in Sogno”, fino alla data dell’Alcatraz di Milano (16 novembre), dove potremo vederli davvero da vicino.

Per tutti gli amanti del blues, per tutti gli amanti dei Black Keys ma anche per coloro che non sanno chi siano: gli Arcs stanno arrivando, e con loro i fantastici falsetti soul delle Mariachi, Kenny Vaughan e tanta tanta energia tradotta in tastiere, bassi, chitarre e batterie.

 

Post precedente

I Foo Fighters Avverano Il Sogno Di Cesena

Post successivo

Se Dovessimo Scegliere una Canzone per Valentino...

Nessun commento

Commenta