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#HappyBirthdayBeatles

#HappyBirthdayBeatles

Per i Beatlesiani di stretta osservanza, il 6 Luglio, è Natale: nel 1957 in una via del quartiere di Woolton a Liverpool John Lennon e Paul McCartney ebbero il loro primo incontro musicale.

L’occasione è delle più fortuite, ben raccontato nel film Nowhere Boy del regista Taylor-Wood: John Lennon e il suo complesso, i Quarrtman, suonano per una festa parrocchiale quando, alla fine del concerto vengono avvicinati da un ragazzino dall’aria pulita e una chitarra per mancini e una tecnica niente male. Il resto è storia, ca va sans dire!
(John Lennon in questa scena è reso più Danny Zucco di Grease che mai)

Quindi, chi siamo noi di YMW per esimerci dallo stilare una top 10 delle canzoni dei Fab4 che hanno lasciato più il segno nella storia? Happy Birthday Beatles!

#10
Love Me Do – 1962
“Love, love me do, you know I love you…”
All’uscita di” Love Me Do” nessuno si aspettava che i Betles diventassero un monumeto vivente per la musica. In fondo erano solo “quattro capelloni che non valgono niente” [infelice cit.]. Scritta a 16 anni da Lennon diventa uno dei loro primi cavalli di battaglia. Notare che alla batteria non c’è più Pete Best, primo batterista degli ancora Quarryman, nè Ringo che era stato messo a suonare il tamburino.

#9
Norwegian Woods – 1965
” And when I awoke I was alone, this bird had flown. So I lit a fire, isn’t it good, norwegian wood?”
…e il resto delle indiane. Con questo brano il sitar entra prepotentemente nel sound dei Beatles. Cosa c’entra un sitar con del Legno Norvegese? Nulla, ovviamente, ma le cose devono sempre avere senso? Scritta da Lennon e ispirata a certe storie extra coniugali nel periodo del matrimonio con la povera Cynthia. Il sitar è inserito per caso da Harrison, che, durante una pausa sul set del film Help! girata in un ristorante indiano, prova ad imbracciare quello strano strumento. Ed è stato subito amore.

#8
Yesterday – 1965
“Why she had to go I don’t know, she wouldn’t say..”
Pare sia la canzone con più cover al mondo secondo il Guinnes dei Primati. Contenuta in Help! (1965) Yesterday è un caposaldo, nient’altro da aggiungere. Anzi si: le parole sulle quali era stata scritta la melodia originalmente, il cosiddetto mascherone erano “scrambled eggs, oh, my baby, how I love your legs…”.

 

#7
Eleanor Rigby – 1966
“All the lonely people where do they all come from?”
Grande canzone e grande album, Revolver, uno dei più innovativi, rampa di lancio per le grandi psichedelie dei dischi che lo seguiranno. Cito questa canzone per i bellissimi arrangiamenti orchestrali seguiti e consigliati da George Martin, assieme alla nuova passione per Vivaldi di McCartney: un ottetto d’archi pazzesco ci accompagna in questa storia di solitudine, forse ispirata da qualche vecchietta adocchiata in chiesa da un giovane Paul.

 

#6

Rain – 1966
Can you hear me, that when it rains and shines It’s just a state of mind
A proposito di innovazioni, con Rain i Beatles inaugurano la stagione dei nastri magnetici, poi utilizzati senza posa per l’album Revolver. La base ritmica viene registrata a velocità accellerata per poi in sede di registrazione venire rallentata. E sempre a proposito di nastri, cito Lennon: “In Rain abbiamo usato per la prima volta la voce a ritroso. E’ il primo nastro a ritroso mai incluso in un disco. Prima di Hendrix, prima degli Who, prima di chiunque cazzo d’altro.” Grazie John, nient’altro da aggiungere.

#5
A Day in the Life – 1967
“I read the news today, oh boy, about a lucky man who made the grade…”
Quattro diversi nuclei narrativi, assenza di ritornello e un organico di novanta elementi fanno di A Day in the Life uno dei brani più celebrati dei Beatles. Una canzone espressionista, fatta di immagini che trasportano l’ascoltatore in un vortice, anche grazie al favoloso arrangiamento fatto di continui climax. Contenuta in SGT.Pepper’s Lonely Heart Club Band, altro disco pieno di elementi storici, dalla copertina, agli indizi sulla presunta morte di paul McCartney ai testi delle canzoni finalmente stampati e allegati all’LP.

#4
Helter Skelter – 1968
“I’ve got blisters on my fingers!”
Tristemente famosa per essere stata parte della follia omicida di Charles Manson, Helter Skelter è una pietra miliare della produzuione beatlesiana per essere il primo esempio di quello che sarebbe diventato l’heavy metal. Capito? e Paul McCartney alla veneranda età di 70 anni la canta ancora ai concerti con la stessa potenza che aveva in QUEL disco che passerà alla storia col nome di White Album, quando il vero nome dell’LP era semplicemente The Beatles. Epico, nonostante tutto, il grido di Ringo montato alla fine del brano: hai voluto la batteria?

#3
Revolution 9 – 1968
“Number Nine…Number Nine…Number Nine…”
Per questo brano cito la Bibbia del buon fedele dei Fab4, The Beatles, L’opera completa di Ian MacDonalds: “In assoluto la più estrema e rischiosa spedizione dei Beatles nel territorio della ‘casualità’, questa esercitazione di otto minuti nella libera associazione acustica è il manufatto d’avanguardia più capillarmente diffuso nel mondo”. Paragonata ai lavori di Stockhausen e Cage, consta in otto minuti di clacson, grida e rumori di vario genere.
Aggiungo una chicca per gli amanti dei Simpson.

 

#2
Hey Jude – 1968
“Take a sad song, and make it better.”
Va bene, un classicone. ma anche nei classiconi ci sono cose nuove da scoprire. Innanzitutto la struttura, il sempiterno “naaaa na na na na na naaa” che va a formare la coda del brano è molto più lunga del brano in sè, tanto che le radio, che trasmettevano in AM  la tagliano per ridurla al formato standard di tre minuti. Ma il pubblico si lamenta, è quella la parte più catchy della canzone: Radio KSAM, uyna delle prime a trasmettere in FM, promette di trasmetterla intera, e così è stato. Da quel momento le radio AM avranno vita breve.

#1
Come togheter – 1969
” One thing I can tell you is you got to be free. Come together, right now. Over me”
Il riff. Il riff iniziale, dannazione! Contenuta in un altro disco epocale, Abbey Road, Come togheter la si riconosce immediatamente all’attacco: il suo è uno dei giri di basso più famosi e abusati nella storia della musica, che inizialmente avrebbe dovuto essere suonato ad una velocità maggiore, ma McCartney la voleva più “swampy“, paludosa, ipnotica e così il tutto venne di molto rallentato.

 

Ma riassumere i Beatles in dieci punti è un abominio, con la loro musica, le loro gigantesche innovazioni, la loro creatività e continua voglia di stupire hanno influenzato non solo il mondo della musica dal quel lontano 1957, ma anche la cultura popolare e la società.
Ancora oggi i Beatles restano un dei gruppi più in voga, nessun gruppo non può esimersi dal confronto col mostro sacro, ed ecco che sbocciano cover, dalle più fedeli alle più assurde.
Vi lascio quindi con una cover di quella che è, a mio personalissimo giudizio, una delle più belle canzoni mai scritte in assoluto, in una versione che non sarà la più bella, non sarà quella suonata meglio tecnicamente, ma è senza dubbio alcuno una delle più sentite e accorate.

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