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Déjà Vu: La Genesi Del Primo Album Di Re Giorgio Dopo 30 Anni

Giovanni Giorgio Moroder era un pensionato di lusso: dopo una gloriosa carriera che l’ha portato da Ortisei a Los Angeles, tra singoli e album che hanno cambiato la storia della disco music e della musica intera, collaborazioni con innumerevoli mostri sacri del rock come David Bowie e Freddie Mercury, colonne sonore per pietre miliari del cinema (Midnight Express e Top Gun su tutti) che gli sono valse ben tre premi Oscar e inni per manifestazioni sportive (indimenticabile l’inno di Italia ’90 Notti Magiche in collaborazione con Bennato e la Nannini), viveva nella sua villa di Los Angeles insieme alla moglie Francisca dedicandosi alla sua grande passione per il golf.

Non pubblicava un album dalla collaborazione che fece con Phil Oakey degli Human League nel 1985. L’ultimo singolo di successo risaliva invece al 1998, quando si aggiudicò un Grammy Award per Carry On riformando il sodalizio con l’amica di una vita Donna Summer, scomparsa nel 2012.

Questo era probabilmente un segnale che Giorgio era sempre e comunque attento al panorama artistico che gli stava attorno e riuscì a lasciare la sua impronta anche nella scena eurodance degli anni 90.

Fino al 2013 non avevamo avuto più notizie del produttore e noi italiani, come spesso facciamo con i nostri più grandi talenti, ce lo eravamo quasi dimenticati; ma la rivoluzione era dietro l’angolo.

Pochi mesi prima infatti era stato contattato da Guy-Manuel de Homem Christo e Thomas Bangalter, più conosciuti come Daft Punk, per una collaborazione per il loro nuovo attesissimo album ancora in fase di lavorazione.

I due artisti francesi erano infatti grandi fan delle produzioni di Giorgio Moroder, soprattutto di Chase (pezzo forte della colonna sonora di Midnight Express), che suonarono svariate volte nei loro primi dj set come nello storico live al Rex Club di Parigi.

Il compito di Giorgio nel pezzo dei Daft Punk era molto semplice: parlare in breve della sua carriera, focalizzandosi soprattutto sul momento in cui ebbe la geniale idea di utilizzare il complesso sintetizzatore moog modular per i suoi brani.

Nel maggio del 2013 esce il tanto atteso Random Access Memories dei “robots francesi” e uno dei punti di forza è proprio il pezzo nato dalla collaborazione col produttore italiano: Giorgio By Moroder.

9 minuti di brano introdotti dalla voce di Giorgio che spiega la sua storia fino a pronunciare la famosa frase, divenuta ormai leggendaria, “My Name Is Giovanni Giorgio, But Everybody Calls Me Giorgio”. Il pezzo continua con la musica dei Daft Punk che riescono a produrre un pezzo proprio nello stile dei brani che resero celebre Moroder tra la fine degli anni ’70 e gli inizi degli anni ’80.

Il produttore in posa con i Daft Punk.

Il produttore in posa con i Daft Punk.

Il potere mediatico dei Daft Punk è impressionante e il suo lungo periodo di pausa finisce immediatamente: cominciano a piovere offerte per dj set in giro per il mondo e si fanno avanti molte case discografiche per proporgli di realizzare un disco.

Lui ovviamente, da grande professionista che sa ancora come muoversi nell’intricato mondo dell’industria musicale, ritorna sulle scene gradualmente: all’inizio si esibisce in piccoli festival affiancandosi in console l’amico produttore Chris Cox e realizza alcuni remix, tra cui quello del suo primo successo con Donna Summer Love To Love You Baby proprio in collaborazione con Cox.

In breve tempo si trova a suonare ad eventi mastodontici come l’Hard Day of The Dead di Los Angeles (dove è anche uno dei protagonisti dello strepitoso trailer) e si trova a dividere il palco con pezzi grossi come Deadmau5 e Calvin Harris con cui entra subito in contatto per scambiarsi idee e consigli e da cui riceve continuamente attestati di stima perché qualunque dj, nessuno escluso, ha un debito artistico enorme nei suoi confronti.

Gran parte del suo rinnovato successo è dovuto anche all’utilizzo intelligente e ironico dei social network, Facebook in primis, nel quale posta foto e video della sua carriera passata e presente senza mai concedersi ad autocelebrazioni.

Giorgio scherza con una parrucca "alla Sia": una delle foto più divertenti apparse sulla sua pagina Facebook.

Giorgio scherza con una parrucca “alla Sia”: una delle foto più divertenti apparse sulla sua pagina Facebook.

Dopo l’uscita in successione dei singoli 74 Is The New 24, Right Here,Right Now e Déjà Vu, il 17 giugno 2015 esce finalmente l’intero album Déjà Vu che prende il nome dall’ultimo singolo.

Chi si aspettava un album vecchio stile rimarrà completamente spiazzato, ma non certo deluso: Déjà Vu è il lavoro di un artista che quasi quarant’anni dopo aver inventato la disco elettronica, si rimette in gioco assorbendo con maestria le sonorità più in voga del momento e trasformandole in dodici brani che spaziano dall’EDM al più moderno electro pop, senza dimenticare le vecchie influenze funk.

Sicuramente non tutti i brani i sono indimenticabili, ma il disco scorre con grande freschezza ed energia.

Catalogarlo come un disco EDM nello stile di un David Guetta sarebbe errato e anche molto riduttivo:è semplicemente un disco dance pop che non ha paura di essere “mainstream” e non presenta mai cadute di stile anche grazie ad una schiera di dive come le impeccabili Sia e Kylie Minogue, una rediviva Britney Spears, Charli XCX, Foxes, Kelis e Marlene, e i talenti maschili di Mikky Ekko e Matthew Koma.

I pezzi forti sono sicuramente Right Here, Right Now con Kylie Minogue e Déjà Vu con Sia, vere club hits splendidamente arrangiate e interpretate.

Da non sottovalutare i pezzi senza collaborazioni, ma con incursioni di parti vocali con il vocoder utilizzato da Giorgio stesso, come La Disco e 74 Is The New 24 che ci riportano alle sue storiche produzioni, ma anche l’intensa Back And Forth che sfrutta alla perfezione la “black voice” di Kelis. Per molti la vera sorpresa dell’album sarà senz’altro il rework del successo del 1981 Tom’s Diner di Suzanne Vega interpretata da Britney Spears: la performance della più famosa popstar degli anni ’90 (che ha anche avuto l’idea della cover) non è niente male, anche se la sua voce è “effettata” a dovere, e la melodia in chiave electro pop di Moroder è di notevole impatto.

Nell’edizione deluxe (acquistabile sia in vinile che cd) sono presenti altri quattro pezzi di ottimo livello che rimandano ai tempi di Chase e il dinamico remix di 74 Is The New 24 di Lifelike & Kris Menace.

La lavorazione del disco non è stata certo semplice come l’autore ha recentemente confessato in un’intervista a Tgcom24:

“Per realizzare Déjà Vu ci sono voluti quasi due anni, mentre un disco con Donna Summer o gli Sparks lo facevamo in 3 o 4 settimane. Oggi quasi tutti i cantanti sono anche compositori e sono stra-impegnati in mille cose. Si lavora quasi sempre a distanza, capita che faccio un pezzo, lo giro alla cantante e magari mi chiamano dopo un mese. E prima di arrivare a un cantante devi parlare con il manager, la casa discografica… Io povero illuso, inizialmente ho chiesto a uno che conosceva Sia il numero di telefono per chiamarla direttamente… Non l’avessi mai fatto”.

Alle sue parole c’è da aggiungere che sarebbe stato senz’altro più facile trovare una nuova Donna Summer con cui lavorare in studio in completa sintonia, ma non si può negare che se la sia cavata alla grande lo stesso e che probabilmente al giorno d’oggi non esiste un’altra Donna Summer.

Live in Australia in coppia con Kylie Minogue.

Un recente live in Australia in coppia con Kylie Minogue.

C’è da scommettere che questo non sarà certo l’ultimo lavoro dell’eterno Giorgio Moroder, forse in futuro produrrà qualcosa di più ricercato, ma nonostante tutti i gloriosi obiettivi raggiunti e i grandi onori ricevuti lungo la sua cinquantennale carriera, siamo sicuri che non scorderà mai il suo principale obiettivo: far ballare la gente.

Ma c’è un’altra sorpresa per i suoi fan italiani: questo luglio si esibirà in due dj set nel nostro paese. Il primo a Roma a Villa Ada il 24 luglio, mentre il secondo a Milano il 25 luglio nell’ambito dell’Estathé Market Sound.

 

 

 

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