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Kasabian live in Rome, 31.10.2014

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Palalottomatica, ore 21.30. È la notte di Halloween, ma molti italiani hanno deciso di non festeggiare questa ricorrenza importata dai paesi anglosassoni travestendosi da mostri, come vorrebbe la regola. Si sono invece presentati in massa presso la struttura dell’EUR: erano pronti ad assistere al primo concerto – il secondo sarà a Milano – sul suolo italico del tour autunnale di 48:13, ultimo album di una band proveniente da Leicester che negli ultimi anni si è trasformata da fenomeno di culto in uno dei più grossi live act in circolazione. Basti pensare che, quest’estate, sono stati tra gli headliner del festival di Glastonbury.

Mentre le luci in sala si spengono, parte l’introduzione strumentale di (shiva) e i Kasabian appaiono sul palco, accolti calorosamente dal pubblico. Quando attaccano bumblebee, gli applausi si trasformano in un boato. La scaletta è solida, ben costruita: la band tiene alti i BPM mentre scorrono alcuni grandi successi come Shoot The Runner e Days Are Forgotten, accanto ai brani dell’ultimo lavoro, incluso il primo singolo eez-eh. A questo punto, è lo stesso cantante Tom Meighan ad annunciare che sta per iniziare la parte dedicata ai brani più lenti, con Man Of Simple Pleasures, per poi lasciare il microfono al chitarrista Sergio Pizzorno su bow. La tensione torna a salire, e lo fa col botto quando Meighan torna sul palco: un’esplosiva Club Foot. I giochi di luci creano uno spettacolo incredibile, mentre Pizzorno si esibisce in veste di ballerino in un Palalottomatica improvvisamente trasfigurato in enorme discoteca.

Improvvisamente, un fuori programma unico all’interno del tour: il gruppo augura “felice Halloween” al pubblico, e si lancia in un’inedita versione di Ghostbusters di Ray Parker Jr.; il pubblico, colto di sorpresa, reagisce entusiasticamente. E al termine di Fire, quando i Kasabian lasciano il palco, qualcuno dalla platea lancia una bandiera tricolore a Pizzorno. Il chitarrista – che ha chiare origini italiane e durante il concerto ha spesso parlato al pubblico usando la nostra lingua – la raccoglie, la sventola e la bacia, prima di raggiungere i compagni dietro le quinte.

La sezione archi introduce i bis, divisi in due parti: la prima si conclude con Goodbye Kiss, che Meighan descrive come “la miglior canzone”, e che i romani cantano a squarciagola; ma la band, evidentemente, non vuole salutare il pubblico lasciandolo con la malinconia della loro grande hit. È per questo che sale nuovamente sul palco e, dopo aver accennato una cover di Praise You di Fatboy Slim, conclude definitivamente lo show con L.S.F., brano che tutti aspettavano per scatenarsi. Di nuovo, l’ultimo ad accomiatarsi è Sergio Pizzorno, che si avvolge nella bandiera dell’Italia mentre tutti intonano “alé-alé-alé-alé”: il chitarrista si “prostra” a onorare i fan, battendosi la mano sul cuore prima di uscire.

Evidentemente, anche la band ha nel cuore un paese che li ama moltissimo. Il concerto ne è stata dimostrazione ulteriore, ma non solo. Ha reso manifesto anche a chi non se ne fosse accorto prima il lavoro che i Kasabian hanno svolto in dieci anni, che li ha portati davvero ad essere uno dei migliori gruppi in circolazione, sia su disco sia dal vivo. Senza dubbio, possono essere considerati uno dei “nuovi classici” del rock, che ha saputo fondere l’indie con l’elettronica in canzoni di fresca ispirazione e, al contempo, di enorme successo.

 

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