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Bleachers: quando l’indie pop incontra gli anni ’80

Prendete delle melodie tipicamente indie pop e a queste aggiungete l’utilizzo di ben due batterie per creare un beat molto marcato. A questo punto, arricchite il tutto con delle influenze musicali provenienti direttamente dagli anni ’80, in particolare per quanto riguarda l’utilizzo del sintetizzatore e dei cori (che potrebbero facilmente essere definiti “da stadio”). Il risultato finale sono i Bleachers, progetto messo in piedi da Jack Antonoff, già chitarrista dei fun. e, in passato, frontman degli Steel Train.

E’ difficile definire i Bleachers come una band, dato che tutto il materiale dell’unico album al loro attivo per ora (Strange Desire, uscito a luglio del 2014 ed anticipato dal singolo I Wanna Get Better) è stato scritto e suonato in studio dal solo Antonoff. E’ stato lui stesso, anzi, a dire in diverse interviste come le operazioni di scrittura dei pezzi, avvenute durante i mesi passati in tour con i fun., siano state volutamente avvolte da un alone di mistero, perché “non volevo che se ne parlasse prima, dato che odio l’idea che le cose vengano pubblicizzate prima che esistano”. Il poter lavorare con calma, oltre anche all’aiuto in fase di produzione di Vince Clarke (fondatore dei Depeche Mode), ha sicuramente influito sulla qualità finale dell’album, che sa essere allo stesso tempo essenziale ed efficace. Infatti, se è vero che, da un lato, le canzoni di Strange Desire sono prima di tutto molto pop tanto nello stile, quanto nella durata (che supera i quattro minuti solo nei tre brani finali), dall’altro lato va detto che hanno un forte impatto sonoro e sono caratterizzate da un songwriting di tutto rispetto.

Va peraltro sottolineato come la scaletta dell’album sia stata sapientemente tracciata alternando pezzi dalla grande carica a brani più soft, andando così a creare un lavoro che scongiura quello che Antonoff ha dichiarato essere una sua grande paura, ossia quella di creare “musica che puoi semplicemente mettere su in macchina e sopra cui chiacchierare”. A tutto questo vanno poi aggiunte le collaborazioni con Grimes in Take Me Away e Yoko Ono in I’m Ready To Move On/Wild Heart Reprise, utili a testimoniare ulteriormente il vasto campo di influenze che hanno ispirato il cantante/chitarrista del New Jersey nella stesura del lavoro.

A differenza, comunque, di quanto avvenuto in fase di lavorazione, vi è da dire che una band ora come ora esiste (anche se Antonoff ne è di gran lunga il membro di maggior spicco e con maggiore visibilità) e che questa si sta cimentando in un tour lungo diversi mesi, che ha visto e vedrà ancora il moniker Bleachers fare avanti e indietro tra gli Stati Uniti e l’Europa in occasione di diverse esibizioni. L’unica di esse in ambito italiano, peraltro, si è avuta il 22 febbraio 2015, quando i Bleachers hanno aperto il concerto dei The Kooks al Fabrique di Milano, dimostrando una carica ed una sintonia invidiabili sul palco (forse anche maggiori rispetto a quelle dei loro più celebri colleghi inglesi).

Ora come ora non si sa se Antonoff stia sfruttando ancora il periodo in tour per scrivere nuovo materiale; di certo è auspicabile, visti gli ottimi risultati ottenuti con Strange Desire.

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