Pop Up MeYoung Fresh Music

CRLN si lancia con Caroline e racconta il suo nuovo EP.

Farsi raccontare un nuovo disco da un’artista che ha praticamente la tua età è una fortuna che in tanti dovrebbero provare. L’età anagrafica simile aiuta a rompere gli schemi Intervistato/Intervistatore e rende molto più flessibile e sincera la chiacchierata, soprattutto quando la ragazza in questione si trova catapultata in una nuova realtà e, nel giro di sei mesi, passa dai video girati in camera ad un disco con la propria faccia appoggiato sulla scrivania, situazione che a molti potrebbe creare qualche piccolo problemino di ansia.

La mia fortuna è stata quella di trovare un’artista interessante con pensieri non banali da esprimere, che grazie alla sapiente mano dei ragazzi di Macro Beats Records ha prodotto un bel disco, precisamente un EP; il disco vero e proprio è in programma per il prossimo anno.

Non è il luogo per fare una recensione del disco, lasciamo che sia Carolina a raccontare Caroline, punzecchiata o più romanticamente accompagnata da alcune mie domande.

 

Ascoltando il tuo disco ho avuto l’impressione di estraniarmi dal tempo, ero dentro ai tuoi racconti e  forse grazie anche alle musiche il tempo non aveva più importanza. Come sono nati questi brani?

Ogni pezzo che ho scritto è nato nel momento in cui stavo attraversando quel determinato stato d’animo, non mi capita mai di ripensare dopo a qualcosa che è successo e poi scriverlo, quando mi succede una cosa devo scriverla subito, tutto quello che ho scritto in questi mesi è nato così, più o meno da Dicembre a Febbraio.

A dicembre è arrivato Marco (Marco Macro)?

Sì, in realtà mi ha tolto dalla mia stanza per il pezzo con Kiave(Rum e Sigarette), poi da Dicembre ho incominciato a scrivere i miei pezzi per l’EP. Sono passati un po’ di mesi, tra l’altro passavo un periodo un po’… di Merda… e l’ho riversato nei pezzi.

Scrivi di giorno di notte?

Scrivo quando me lo sento. Se mi succede qualcosa, come ti dicevo, devo scriverla.

 

Parlami di Te, è la canzone più ritmata e solare dell’album, la musica crea quest’atmosfera; me la racconti?

È pezzo triste e felice allo stesso tempo, parla di una storia d’amore dove le cose non vanno, ma in qualche modo c’è la speranza che tutto possa tornare come prima, il lato positivo è dato anche dalla musica e aiuta a trovare il bene anche nelle situazioni negative.

Berlino perchè? Scritta dopo un viaggio?

Non ci sono andata ma la canzone non c’entra con il viaggio, è più concettuale: ho parlato della guerra fredda, parlo di un conflitto interiore, il tema è questo.

Che poi, bene o male, è il tema di quasi tutti i pezzi…

Sì, sono quasi tutti pezzi d’amore dove qualcosa è andato male ma scrivendo mi lascio andare, è una grande valvola di sfogo. Uno solo invece è più una riflessione personale.

Le musiche dei pezzi come sono nate?

Quattro sono di Marco e una di Yakamoto (Yakamoto Kotzuga) che è un artista che mi piace tantissimo,  e tra le altre cose aveva anche collaborato con Mecna e conosceva già questo ambiente, è giovane,  sta avendo grandissimo successo, Marco aveva questo pezzo e ci abbiamo costruito sopra la canzone. Io ascolto tanta musica elettronica, quello che faccio adesso ha già dell’elettronica dentro poi magari nel disco cambiamo tutto, però intanto ho Yakamoto nel Ep e non mi lamento. (segue risata soddisfatta)

Il disco è appena uscito ora comincia tutto, agitata?

Sì io sono l’ansia fatta persona, quindi sicuramente sì, anche se i ritmi veloci mi aiutano perchè non abbiamo il tempo di pensare, per una che si imparanoia come me quando non c’è tempo di pensare respira un po’ in verità.

Tu e un gufo in copertina?

È UN BARBAGIANNI. (risate)

Musica italiana o straniera?

Beh straniera quasi sempre, anche se quest’anno ho ascoltato e apprezzato il nuovo cd de “I Cani” e di “Calcutta”, il mood è un po’ quello, mi risento tanto in Sparire de I Cani, e poi ascolto anche Levante..

In bocca al lupo, finita la sofferenza.

Tranqullo, ieri mille domande al secondo, oggi è andata bene.

 

 

 

 

 

Post precedente

Il lato positivo di Steven Wilson

Post successivo

“I 17 Lati” dell’Universo

Nessun commento

Commenta