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Caparezza Fa Impazzire Festambiente

Festambiente: il festival internazionale di ecologia, solidarietà e cultura. Siamo nel Parco della Maremma, a Rispescia (GR), una località che normalmente conta forse un migliaio di abitanti, ma che stasera, giorno di Ferragosto,  si è letteralmente riempita per un grande evento. Le previsioni del tempo non sono delle migliori e le nuvole sopra la folla non sembrano promettere bene: ma si sa, “tutto a posto a Ferragosto”. Eh già, tutto apposto, perché qualunque cosa fosse successa non sarebbe stata mai abbastanza per impedire a tutte queste persone di venire a godersi  il concerto-spettacolo di Caparezza, con il suo “Museica Tour II – The Exhibition”.

Caparezza non è alla sua prima qui a Festambiente, dove già tre anni fa ha fatto impazzire e saltare il pubblico con la sua personalità istrionica e coinvolgente. Perché è proprio questo che fa il Capa: presentare i suoi pezzi in una forma di canzone-teatro, introducendoli con dei piccoli siparietti recitati da lui stesso in monologo, oppure con il supporto dei membri della sua band, che recitano alcune parti insieme a lui. Così il pubblico conosce già il titolo della canzone che sta per cantare e lo chiama a gran voce. Non ci sono tempi morti, neanche tra una canzone e l’altra. Una sorta di spettacolo nello spettacolo, divertente e allo stesso tempo critico e tagliente.

Entra in scena alle 22.30 spaccate e, sin dai primi tre pezzi della scaletta, arrivano tre album diversi: “Mica Van Gogh” (da Museica), “Abiura di me” (da Le dimensioni del mio caos) e “Sono il tuo sogno eretico” (da Il sogno eretico). Non manca neanche Verità supposte con “Fuori dal tunnel”, “Follie preferenziali” e “Vengo dalla luna”, canzone che lo portò al successo quando meno se lo aspettava, come dice lui stesso sul palco, e recitata con tanto di maschere da alieni per gli altri della band.

Il pubblico è scatenato dall’inizio alla fine e il “pogo” nelle prime file non finisce mai. L’acqua delle bottiglie non viene bevuta, ma lanciata da una parte all’altra della folla per bagnarsi i capelli e dimenticarsi per un attimo del caldo che fa. Insieme all’acqua, anche un po’ di vino e birra. Momento di tregua su “China Town” (da Museica), canzone lenta e dalla melodia quasi malinconica: forse la prima ballata di Caparezza, un pezzo che arriva dritto al cuore, una dichiarazione d’amore verso la scrittura e l’inchiostro (la “china” appunto).

Poi, tanto per rimanere in argomento di arte e provocazione, Caparezza prende un cavalletto con una tela bianca, ci getta dei tubetti di vernice, di più colori, e infine ci disegna sopra uno “smile”, durante il finale di una canzone. Quadri simili sono entrati nelle più grandi gallerie d’arte moderna del mondo, con un valore inestimabile: Caparezza lo regala ad un fortunato del pubblico, ad uno dei partecipanti all’estrazione avvenuta in diretta sul palco, tra coloro che avevano acquistato una maglietta negli stand prima del concerto. Lui di certo non se lo porta a casa quel quadro; ma perché? Perché “Non me lo posso permettere” (da Museica), dice il pubblico in coro: e continua così il filo conduttore del suo spettacolo.

Entra in scena anche Dante, per “Argenti vive”, pezzo in cui Capa dà voce appunto a Filippo Argenti, personaggio che Dante pone nel suo Inferno tra i violenti e che ora ha la possibilità di dirgliene quattro al sommo vate. Poi “Avrai ragione tu”, in cui si prende scherno delle accuse che la stampa e la politica gli rivolgono, con tanto di colbacco in testa. Tra le ultime “Vieni a ballare in Puglia”, un classico che fa muovere e saltare il pubblico come pochi altri.

Insomma, Caparezza anche quest’anno riesce a far suoi gli spettatori, che sono di ogni tipo e di ogni età: ho conosciuto ragazzi di Battipaglia (si, dove ci sono delle mozzarelle di bufala incredibili, per chi se ne intende), di Siena e delle altre provincie toscane. Accanto a me c’era un padre sulla cinquantina con la figlia piccola sulle spalle, ed entrambi conoscevano tutte le canzoni a memoria. Anziani, signore e signori, ragazzi e ragazze: è questo il pubblico di Caparezza, variegato ma accomunato dalla stessa idea sul mondo, dallo stesso punto di vista su come vanno le cose al giorno d’oggi.

Nel finale c’è spazio anche per una foto di gruppo: Caparezza, la sua band e tutta la folla sullo sfondo, che si sparge in ogni angolo della piazza.  Una cornice di pubblico che lo ha fatto quasi emozionare. Saluta e ringrazia tutti quanti, dagli allestitori del palco al fonico, dagli organizzatori della serata al fantastico pubblico, che ogni volta lo fa sentire a casa, qui a Festambiente.

 

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Un album che ha avuto un grande riscontro sul palco, oltre che da parte della critica, che gli ha assegnato il premio Luigi Tenco come “miglior album”, oltre che un giudizio generalmente positivo. Niente male per essere il suo primo “nuovo” disco, dice Caparezza, che lo definisce così perché oltre ad esserne stato l’autore, ne è stato anche il produttore artistico. Museica dunque è il suo museo, la sua musica, un album da sentire ma anche da vedere, o meglio da “visitare”, ad un live come questo.

Un ferragosto perfetto a Festambiente, completato da conferenze, teatro, cinema all’aperto, Città dei bambini. Per quanto riguarda lo scenario musicale, i Luoghi Comuni e Filippo Muneghina, artisti emergenti del panorama musicale grossetano, hanno intrattenuto gli spettatori prima e dopo il concerto di Caparezza, fino a notte fonda, con pezzi propri e cover varie.

“Tutto a posto a ferragosto”: sì, perché con dei bravi artisti che suonano, cibo ottimo, bella gente e Caparezza che ci illustra il suo Museica e i suoi altri pezzi forti, niente potrà mai andare storto.

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