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Supersonic: il documentario sull’ascesa degli Oasis

Da sempre nella maggior parte delle band rock, c’è un dualismo interno, costruito o meno, tra quello che ha il sogno da sempre e cerca di dare a sé stesso e alla band un contegno professionale, e chi non prende la situazione sul serio. O anzi un’opportunità per fare ciò che altrimenti non potrebbe permettersi di fare, guidati dalla filosofia che il successo dura poco. Tanto vale goderselo. Tanto vale vivere velocemente.

Questo dualismo può far implodere la band più o meno in fretta, o nel migliore dei casi può generare un vortice di energia che fa esplodere il talento della band e porta al successo. Per gli Oasis è stata una via di mezzo. Quasi sicuramente l’ultimo gruppo rock dell’era “analogica”, quando ancora scaricare un album richiedeva la pazienza di tenere il gigantesco pc acceso per qualche settimana, o quando il rumore del modem poteva ricordare il suono di una visita aliena. Hanno scalato le vette delle classifiche partendo dal nulla nel giro di pochi anni, per poi implodere proprio a causa di un dualismo interno. Un dualismo che in questo caso era tra due fratelli, Liam e Noel Gallagher, sprigionando quindi dalla loro rivalità un’energia e una tensione ancora più potente.

E questo che traspare nel documentario Supersonic sugli Oasis, prodotto proprio dai fratelli Gallagher, uscito nelle sale americane a fine ottobre, e in Italia ad inizio novembre. Il film girato da Mat Whitecross, già regista del film biografico Sex and Drugs and Rock and Roll sulla leggenda punk Ian Dury, si concentra sull’ascesa del gruppo, dalle anguste sale prove di Manchester ad uno degli ultimi concerti “veramente rock” in larga scala: la due giorni a Knebworth nell’agosto del 1996. Circa 250.000 persone, 2 milioni e mezzo di persone rimaste fuori senza biglietto.

Nonostante il film non tratti lo scioglimento del gruppo, prepara all’idea lo spettatore, tanto si sa come va a finire. E si capisce che la motivazione principale è il rapporto complicato tra i due fratelli. Cresciuti insieme ovviamente, con un rapporto quasi telepatico, reagiscono in maniera completamente opposta ad opportunità e ostacoli che la vita pone davanti loro. Dal rapporto col padre, all’avvicinamento alla musica. Noel, più serio, chiuso, con una patina di “stronzaggine” che copre a stento una profonda sensibilità, svelata dalla sua vena artistica d’autore. Liam invece giocherellone, estroverso, frontman, forma una versione embrionale degli Oasis quasi per gioco. Ma quando arriva il successo vuole goderselo fino in fondo. Con tutto quello che comporta.

noel

I veri problemi infatti arrivano, come spesso succede, con la fama. Perché fin quando i due fratelli vivono anonimi nelle case popolari di Manchester, si tratta di quotidiana rivalità tra fratelli. Quando arriva il successo planetario, tutto viene ovviamente amplificato. Dalla guerra fredda per la leadership del gruppo, alle liti tra i due che spesso sfociavano in brevi scioglimenti. Nonché il rapporto con le droghe e con un padre assente e violento che torna nel momento del bisogno. Tutto perfetto materiale per gli spietati tabloid inglesi.

Supersonic è tutto questo. Un documentario sul canto del cigno del rock come lo si intendeva un tempo. Un dualismo troppo intenso che ha dato linfa vitale inizialmente e lascia intravedere la fine di tutto. Eppure Supersonic non lascia l’amaro in bocca, quanto la consapevolezza che comunque ne valesse la pena, perché come ripete più volte Noel tutto passa, ma quello che hanno fatto gli Oasis rimarrà nella storia.

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