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L’essere Social Dello Stato Sociale.

Mi sono interessata solo ultimamente allo Stato Sociale, band bolognese in attività circa dal 2009, ma che nelle ultime settimane sta collezionando sold-out in tutta Italia.

Più che chiedermi il perché di questo improvviso successo, mi sono chiesta: ma chi sono gli ascoltatori dello Stato Sociale? Chi contribuisce al sold-out dei loro concerti? Aprendo la loro pagina ufficiale Facebook, è quasi imbarazzante vedere l’utilizzo che fanno i fans delle loro parole, e di come il gruppo reposti continuamente le immagini create dai fans, come sorta di locandine dei loro concerti.

Per chi non li conoscesse, le canzoni dello Stato Sociale sono caratterizzate da testi molto articolati, spesso senza quelli che potremmo definire “ritornelli” che si ripetono in loop e ti si piantano in testa. Alcuni dei loro pezzi sono legati al disagio giovanile nei confronti della società odierna e della politica, una su tutte “Mi sono rotto il cazzo” che potremmo quasi considerare un vero e proprio inno di una giovane Italia che non ce la fa più, anche nelle piccole cose quotidiane.

 

 

Ciò nonostante, vediamo come buona parte dei fans (ma soprattutto delle fans), estrapolino frasi dei testi per farne un uso che, se fossi in loro, troverei quasi desolante. Sono, certo, frasi di filosofia da supermercato, ma che evidentemente si prestano bene ad essere messe come commento a foto di: cestini di mele, finestrini di autobus appannati, muri colorati, ritagli di giornale dal dubbio gusto estetico, screenshot di cellulari (sic) e, dulcis in fundo, scritte in bella grafia sui maledetti post-it colorati riportati in voga dallo youtuber Francesco Sole.

Insomma, chiunque è libero di appuntarsi sull’agenda una frase che lo ha particolarmente colpito, o farla diventare un emblema personale di un brutto o bel periodo della propria vita – sfido chiunque ad ammettere di non averlo fatto – ma addirittura avere un’intera pagina Facebook, ufficiale tra l’altro, ripiena di foto che mi permetto di definire da Tumblr, mi sembra passare il segno, specie se si vorrebbe giuardare al proprio futuro artistico con una certa lungimiranza.

Caro Stato Sociale, i fans crescono, passata la soglia dei 16 anni non avete paura che vi guarderanno e ascolteranno con un misto di ribrezzo e nostalgia come si fa coi vecchi peluches pulciosi dell’infanzia?

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